Io Vogli Del Ver La Mia Donna Laudare

Io vogliọ del ver la mia donna laudare
ed asembrarli la rosa e lo giglio:
più che stella dïana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.

Verde river’ a lei rasembro e l’âre,5
tutti color di fior’, giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.

Passa per via adorna, e sì gentile
ch’abassa orgoglio a cui dona salute,10
e fa ’l de nostra fé se non la crede;

e no·lle pò apressare om che sia vile;
ancor ve dirò c’ha maggior vertute:
null’ om pò mal pensar fin che la vede.

Io voglio del ver la mia donna laudare è un sonetto di Guido Guinizzelli. In questo testo Guinizzelli tende un elogio della donna, e, nelle quartine, la paragona alle bellezze della natura come i fiori, idealmente rappresentati dalla rosa e dal giglio, che possono simboleggiare una vasta gamma di sentimenti, in particolare l'amore e la purezza; i corpi celesti, che già trasferiscono le virtù della donna su un piano soprannaturale; le bellezze della natura con i colori, compresi quelli cangianti delle pietre preziose.

La sublimazione della donna La donna viene vista come ispiratrice e purificatrice dello stesso Amore, e la sua apparizione produce effetti benefici e miracolosi: può addirittura convertire gli infedeli, oltre ad allontanare ogni cattivo pensiero e malessere. Si compie cosi quel processo di sublimazione della donna-da creatura terrena a creatura celeste-che contraddistingue la poetica stilnovistica.

Traduzione Io voglio lodare la mia donna come è realmente e paragonare a lei la rosa e il giglio (il poeta qui fa riferimento ai colori del viso della donna: rosa e bianco pallido), ecc.

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